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lunedì, maggio 22, 2006

DELL'ARTE

mi sono laureata, tantissimo tempo fa, in archeologia e storia dell'arte ma di paesi e tempi lontani (india e afghanistan VI a.C- VI d.C)...
e il discorso sull'arte un pò astratto non solo mi risulta in qualche modo estraneo ma addirittura incomprensibile...
ai tempi dell'università...ricordo che ARTE era più simile a TECNICA e ciononostante non era "MERA TECNICA" perchè grazie allo studio approfondito e all'analisi particolareggiata (iconologia) di quella determinata arte - io, ad esempio, mi occupavo soprattutto di sculture di divinità talvolta antropomorfe, talvolta metà maschio e metà femmina, metà uomo e metà animale, rappresentate nude e itifalliche (col fallo eretto) e con una quantità infinita di simboli simili ad un codice da decifrare - non solo si ricostruiva l'identikit degli "autori/artisti" (conosciuti in qualche caso, più spesso senza nome), ma si riusciva anche a scoprire la storia, usi e costumi, credenze e filosofia di intere popolazioni e civiltà....popolazioni e civiltà di cui spesso non si sapeva proprio nulla e di cui oggi si sa un pò di più...grazie appunto all'opera/maestria di chi le ha concretamente realizzate (e non solo di chi le ha volute)...
sia che si trattasse di iconografie prodotte dall'alto (volute, ad esempio, da un re o da un sacerdote di un culto ufficiale e quindi più diffuso, accettato e condiviso dalla moltitudine) sia che si trattasse di iconografie prodotte dal basso (oggetto di culto da parte di piccole sette o tribù, da minoranze lontane e dimenticate dal palazzo, produzioni assolutamente sconosciute fatte per sconosciuti), queste "opere d'arte", se ci piace il termine, erano sempre materia plasmata al solo fine di rappresentare le aspirazioni di quel popolo, il culto di quella gente, che poi in un paese come l'india il culto è uguale a speranza, paura, riflessione sulla vita e sulla morte, sul bene e sul male, il piacere e il dolore, le passioni più profonde, il sesso, la creazione e la distruzione, la verità e il mito, la pace e la guerra, la ricchezza e la carestia, la libertà e la schivitù...la ribellione e la pace...chi sono chi sei...cosa vuoi cosa voglio....
l'artista si faceva in qualche modo "interprete" della gente, e quindi del proprio tempo, ed attingeva da un linguaggio che la gente in qualche modo riusciva ad interpretare, un linguaggio che, anche quando non era del tutto comprensibile, riusciva a suscitare o risvegliare un qualche cosa dentro.
Grazie alla maestria delle sue mani e alla padronanza della tecnica, l'artista era la "macchina" che rendeva molte cose astratte (intuizioni, emozioni, sentimenti, aspirazioni, idee e pensieri) forma concreta e chiara, da diffondere e condividere...la gente poteva un pò riconoscersi in quel che vedeva, poteva prender coscienza, oppure poteva avvicinarsi ad "altro".... e questo altro non era "niente", non era un concetto astratto inventato dall'artista (più che un inventore egli era uno scopritore/esploratore), ma era l' uomo, la natura, oppure la ricerca della verità, la vera essenza delle cose, darsi una spiegazione per quel che accade dentro ed intorno o quanto meno cercarla, tentarci, guardarsi in faccia oltre la pelle...finalmente dire ed urlare, dire quel che altri vorrebbero impedirti di dire, quel che non viene mai detto..o più semplicemnte... l'istante, il battito...respirare...l'ultimo respiro..."dio" (che in oriente non è MAI quello a cui prostrarsi) ... che è patrimonio di tutti, di chi è consapevole come di chi non lo è affatto...
insomma, questa forma, l'opera d'arte, assumeva un valore, se aveva un significato, oltre che un'utilità, per chi la guardava (lo spettatore) e non solo per chi la produceva...il che non vuol dire che lo spettatore riuscisse sempre a capire ogni singolo elemento/simbolo di quell'opera ... però tutti quegli elementi, messi insieme, in quel modo, rappresentavano l'armonico o magico supporto grazie al quale lo spettatore riusciva a scoprirsi o scoprire...riusciva ad elevarsi un pò più in alto...oppure a sentirsi meno solo e più vicino agli altri con cui condivideva (in quel caso) il culto = la direzione dello sguardo......a distaccarsi da sè per riscoprirsi comunità, per poi riscendere in terra, tornare singolo, più forte, arricchito, pieno o semplicemnte leggero e libero....quello che serve di volta in volta per affrontare la vita ed il tempo..e tutte le sue difficoltà.
l'artista, interprete e macchina, era tra la gente, con la gente, nella gente....Era vicino, non era lontano. Era un artigiano e aveva una bottega. Non doveva aggredire l'attenzione di nessuno, perchè l'artista era lì per la gente (TUTTA O MINUSCOLA PARTE...poco importa) ma anche e soprattutto grazie alla gente (consapevole o meno che fosse). Non doveva insegnare ma semplicemnte risvegliare le coscienze mentre risvegliava la propria...spesso imparava dalla gente molto più di quanto la gente imparasse da lui, però poteva anche sapere della gente più di quanto la gente riuscisse a percepire di sè.... perchè anche in questo consisteva la sua vera maestria...nel riuscire a sentire e vedere....percepire...e soprattutto comunicare...
ecco cosa è stata l'arte (di mille come di uno) e chi l'ha prodotta per me fino ad oggi...nulla a che vedere con le definizioni, le gallerie - spesso nemmeno coi musei ma solo con la terra che tutto copre e dalla quale tutto riemerge prima o poi -, nulla a che vedere con le firme, il mercato, il vile denaro, l'esaltazione dell'ego, il consenso ufficiale o generale...L'arte ha sempre avuto solo a che fare con la GENTE...e questo mi ha molto condizionato...perchè persino ora che mi occupo di mille altre cose tutte diverse e di nessuna in particolare, il mio cuore/mente vibra sul serio e in maniera duratura solo innanzi a forme d'arte che raccontano la gente, la sua verità e la sua rivolta, il mio sguardo è sempre rivolto a quelle forme d'arte in cui intravedo tanti volti, tante voci compresa la mia, oltre a quella dell'artista che però altro non è che UNO di noi...
E non credo di essere troppo indietro...perchè in rete, non vorrei sbagliarmi, ho avuto modo di verificare che un'arte fatta dalla gente per la gente e non DAGLI EGOCENTRICI, dai galleristi e dal mercato non solo è possibile ....ma è addirittura intensamente ricercata
ma forse tutto questo non c'entra niente con Walter Benjamin plagiato e distorto che ammetto di non aver nemmeno letto perchè non dispongo del libro e nemmno di una versione digitale in italiano...e in inglese è un pò difficile e poi ci vuole tanto ma tanto tempo...:)