Entra nell'Archivio Hacker Kulkture

sabato, dicembre 31, 2005

HK: UNA FASE

HK non è andato giù a molte persone sin dall'inizio. Non chiedetemi il perchè. Non ne ho idea. Era da guardare con sospetto. Secondo alcuni. Non da tutti ovviamente. I ragazzini della rete, troll e lamer, sono stati i primi e soli ad aver salutato l'archivio, quando è nato, con calore e se calore ancora non c'era, sicuramente con curiosità, cosa che mi ero, del resto, altamente auspicata. Col tempo poi le cose son cambiate per fortuna...anche se con fatica.

Mi guardavano con sospetto, dunque, quelli che in questo campo contano o pensano di contare veramente. Quale campo non è chiaro e non chiedetemi nemmeno chi sono costoro, non lo so. Non lo so con precisione, anche se nel corso di questi anni mi è capitato davvero spesso di incontrarli, o meglio di riconoscerli attraverso firme, come vestiti ben rifiniti che calzano a pennello, che rivelano chi sei, ma che soprattutto, in primo luogo, sottolineano l'appartenenza ad un certo gruppo. Se fai parte di quel gruppo, sei qualcuno! Se fai parte di quel gruppo allora vale la pena ricordare anche chi sei! Io però costoro, ad uno ad uno, non me li ricordo affatto. Mea culpa. :-)

Cosa fanno? Oltre a riunirsi in crew, programmano, anche bene. La comunità li definisce più o meno, silenziosamente, hacker. Quale comunità non saprei dirvi però, perchè uno in genere parla di comunità come se fosse una sola, uguale per tutti. Invece sono più di mille, esistono comunità e comunità, e ciascuno può crearsene una a sua misura. Se tutte le comunità interagissero tra loro apertamente allora saremmo sulla buona strada. Ma questo di rado accade, purtroppo, anche qui - e sembrerebbe un altro discorso e invece è proprio lo stesso!

Quindi dicevo, questa comunità, in realtà un piccolo e modesto gruppo di geek e relativi fans (non ho altri termini per definirli) li giudica hacker. Questi hacker credo che in cuor loro, in realtà molto pubblicamente, si siano chiesti: Ma chi è costei (cioè io)? Come fa una che non è hacker ad avere un portale sugli hacker? Il sito non è nemmeno in php e, scommetterei che non usa nemmeno linux. Si percepivano nell'aria queste voci e questi toni, ma qualcuno ha anche osato dirlo apertamente, lontano dalla mia faccia però.
Quando, ad esempio, fu pubblicata su Umine l'intervista a Dame` - questo poi l'ho saputo solo molto dopo - un gruppettino di persone, membri di una nota crew - far nomi è inutile, quel che conta è la sostanza del discorso - contattò su cybernet Dixan, il tracker-musician degli Spinninkids e di molti altri gruppi della demo-scena europea. Dixan aveva osato intervistarmi e loro erano lì a fargli una richiesta: non pubblicare quella intervista. Alla domanda "Perchè", risposero:

"Ma lei non è un hacker".

:-) Oggi sorrido, ma allora....mi sono scompisciata dalle risate insieme all'amico Dixan! Per me si era mobilitata una grossa fetta della comunità hacker? ... Ero gratificata! ;-))
Un altro ragazzo, autore di un documento sull'Open Source pubblicato su HK, mi contatta per dirmi:

il documento e' chiaramente di libera divulgazione, ma mi fa alquanto fastidio
vederlo disponibile su un server che non a nulla a che vedere con il mondo
open-source

Io chiaramente gli ho scritto un'interminabile email in cui dicevo che trattandosi di un documento sull'Open Source credevo fosse incoraggiata la sua diffusione ovunque e con ogni mezzo...che era strano che si avessero a cuore i sistemi operativi più che i valori...Che questi erano i miei strumenti, gli unici che avevo a disposizione...che ho utilizzato quel che avevo tra le mani e ho cercato di farlo nel miglior modo possibile. Insomma, dopo mi ha chiesto scusa.
Credo che desse fastidio che un perfetto sconosciuto, parlasse di hacker senza aver mai praticato hacking. Io però non mi sono mai definita un hacker, anche se ero convinta e tuttora lo sono di aver realizzato il più grande hack della mia vita con HK. Inoltre non ho neanche mai parlato di hacker. Ho solo raccolto sparsi nella rete parole e pensieri di quelli che IO reputavo hacker ed infatti su HK c'è tanta roba che molti non considererebbero hack, hacker ed hacking. E questo lo rende, a mio avviso, un archivio ancora più hacker. :-)
Le risposte alle domande di alcuni erano tutte lì, su HK. Bastava non fermarsi all'apparenza, ricercare, approfondire, lasciarsi incuriosire, insinuarsi. Essere davvero hacker. :-) Ma alcuni amano replicare senza ascoltare, giudicare senza conoscere, vivere con diffidenza...che poi è una gran brutta cosa e non fa neanche tanto bene alla salute.
Come dicevo però, col tempo le cose son cambiate per fortuna...anche se con fatica. Tante scoperte, altrettante sorprese...

domenica, dicembre 18, 2005

HK: LA GENESI

Io nel realizzare HK mi sono molto ma molto gratificata.
Del resto era un periodo nero...nulla accadeva intorno a me...Avevo mandato a quel paese il mio tutor e con lui anche la mia carriera universitaria. I miei sogni. E anche tutte le mie fatiche. Avevo così tanto studiato e amato ciò che studiavo, il mio Shiva, i miei linga (iconografie falliche), le mie figure androgine, i miei capri e tutte le simbologie, le mie fonti in sanscrito, la dea Kali e l'antica saggezza! Ho dovuto rinunciare a tutto...Convivere con il ricordo di queste cose, l'oriente e l'archeologia, era semplicemente doloroso per me.
Il modem era una via di fuga...all'inizio.
Cercare e scavare come sempre...nulla era cambiato. Potevo però cercare altro, scavare in altri terreni. Potevo utilizzare le stesse tecniche e senza aver a che fare con spazi ed entità baronali. Chi frequenta l'università e corsi per i quali vengono stanziati zero fondi sa cosa intendo dire e sa anche che clima gira in quei lucrubi corridoi.
Il modem la mia fuga ... all'inizio. Come viaggiare ed era navigare, anche un pò spiare ma come fanno i bambini, non gli adulti. Con ingenua curiosità. Ma in rete si può fare...e quindi non è trasgressivo. Insomma, non è un vero spiare a meno che non entri dove non puoi, dove non ti è concesso. Gli unici a saperlo fare - mi dissero un tempo - erano loro, gli hacker.
Al mondo hacker mi sono avvicinata per gioco, attraverso le chat. Poi l'ho ricercato attraverso le pagine web ed oggi anche tramite email. Sì, tutto sommato è proprio questa la mia evoluzione! Chat, web, email.
Non mi sono mai occupata di tecnologia, di media, di hacking. L'hacking non sapevo neanche che fosse. Avevo però smantellato il mio pc piu volte, avevo già fatto saltare vari hd, avevo un portatile, un vecchio zenith, e avevo un pò smanettato con i fotomontaggi oltre che con Office e varie applicazioni di windows...Tutto qui. Ero fuori dalla rete e dalla tecnologia. In testa avevo l'India, il Pakistan e l'Afghanistan. I miei scavi nella necropoli etrusca di Pontecagnano, sull'Isola di Vivara a Procida e a Villa dei Misteri a Pompei. E le mie notti in giro per la Napoli dei "vasci" - è lì che ho abitato per più di 10 anni -, una Napoli magica, intrisa di storia pagana ed anche sacra, abbagliata da luci e sguardi, musica altisonante. Concerti per strada quasi sempre improvvisati, birra e vino e tanto fumo. Venivo da forme personali di ribellione, varie occupazioni e frequentazioni di centri sociali...
Perchè proprio gli hacker? Perchè nelle chat, nelle stanze più frequentate e movimentate, non si parlava di altro. Ho conosciuto gli hacker grazie ai troll e ai lamer. Ebbene sì, e non l'ho mai negato. Quasi ne vado fiera. E' partendo dal "basso" che mi sono innalzata fino a loro. E questo, come potrebbe non rendermi orgolgiosa! Mi sono avvicinata agli hacker stando tra il popolino della rete, mescolandomi nella piazza. Piazza e popolino mi hanno spinto verso qualcosa che essi stessi tuttora conoscono poco o non conoscono affatto o conoscono male. Non so per quale mistero...quale attrazione. E' un strano cammino...
Perchè tanto amore (trapela dall'archivio, vero?) per gli hacker? Perchè c'era affinità. Mi sembrava di specchiarmi. Il mio primo approccio è con i manifesti, quelli che circolano in rete tra i ragazzini. Quelli famosi famosi e che quasi più nessuno ricorda o vuol ricordare. Ero d'accordo! M'interpretavano! E poi, dopo i manifesti, c'era l'etica...anche un programma da attuare. Ero d'accordo...senza dubbi. I principi dell'etica hacker m'interpretavano ancora. Più conoscevo gli hacker e più mi conoscevo io. Più leggevo gli hacker, e più capivo perchè .. perchè ero giunta fin qui. Dall'India mi ero catapultata in Giappone, praticando per sette anni circa, un' arte marziale che è anche una via, guarda caso un'etica, l'Aikido (come nell'immagine e da primo dan, quasi secondo, portavo la stessa gonna). La via dell'Armonia del ki, dello spirito, dell'energia vitale. Andava bene come lavoro su se stessi, se stessi in rapporto agli altri. Ma serviva un rapporto concreto con tutto quello che era sociale e politico e che non trascurasse il lato umano, natura ed istinto. Stavo ancora cercando...
Venivo lentamente risucchiata: notti insonni, mattine inesistenti, saltare i pasti, gli occhi gonfi, codici e formule ripetute, soluzioni oniriche, risvegliarsi, risolvere, ripartire: bip bip. Era un pò come isolarsi, un pò come impazzire ma per ritrovarsi tra le mani dei mezzi, come d'incanto, per agire da sola, per esprimermi in piena autonomia. L'ho fatto! Con HK. Ne sono fiera. Il mio ego è enormemente gratificato.
E poi storie di guru, tesi di laurea, libri, saggi e l'arte. Ho cominciato a divorare la rete. Volevo raccogliere tutto, volevo possedere tutto, volevo capire, volevo sapere. Giga e giga di cultura hacker...un gran casino il mio HD. Metto tutto online! Voglio condividere le emozioni, la passione, le informazioni.

sabato, dicembre 17, 2005

EGO TRA GRATIFICAZIONE E STIMOLAZIONE


Per quanto riguarda l'ego-gratificazione di cui si parlava nel post precedente...non so... non capisco...Ma che c'è di male ad ego-gratificarsi? :-)
Se uno si ego-gratifica e basta, senza produrre niente di utile soprattutto a livello sociale allora, forse, può sembrare anche narcisista. Ma se io produco, produco non solo per me stesso ma anche per la comunità che è intorno a me, se sono sinceramente proiettato a migliorare questa realtà, che c'è di male se il mio ego è contento e gratificato dei buoni risultati conseguiti?
Spesso mi capita di dire...IO non sono in competizione con TE...e cosa intendo dire? Semplicemente che IO sono in competizione con ME STESSA (ed lo sono davvero, giuro!). Ora sei IO/ME ha lottato, lavorato, si è sforzato, ha tanto studiato, riflettuto e ha anche un pò pagato sulla propria pelle tutto questo lotta, lavoro, sforzo, riflessione, semmai senza guadagnarci un cavolo, al solo fine di produrre una buona cosa di cui andare orgoglioso anche perchè rende felice molta altra gente, migliora la vita di altri, che c'è di male se IO/ME è gratificato?
Nella scena-demo si usa un termine, o per lo meno si usava anni fa. Questo termine è ego-stimolazione. Ecco la gratificazione non è necessariamente una cosa negativa...potrebbe anche servire a stimolare l'IO a produrre ancora e soprattutto meglio. Inoltre...quando l'EGO è contento, quando l'EGO sta bene con se stesso, si relaziona meglio con gli altri EGO, con gli altri ME. E quando EGO sta bene con ME, i ME stanno bene con i ME e gli EGO con gli EGO perchè mai la realtà non dovrebbe essere migliore?
Forse, nella società, dovrebbero esserci più occasioni di ego-gratificarsi e si camperebbe meglio. Invece, non solo ti tocca, ad esempio, lavorare per 4 soldi e non arrivi alla fine del mese, non solo sei poverissimo e fai un lavoro che non ti piace, ma quando ti capita di fare un lavoro che ti piace sei poco gratificato da chi ti ha assunto. Chi ti ha assunto fa in modo da non farti capire o da farti dimenticare che quel lavoro tu lo fai bene perchè lo fai con passione .... Non vuole che tu consideri quel lavoro il TUO lavoro, perchè quel lavoro è SUO. E' grazie a lui che fai un lavoro che ti piace e quindi, quando e come può, ti umilia. Crede di tenerti in pugno. Non lasceresti mai il lavoro che ti piace in un tempo/spazio in cui è difficile trovarne anche mezzo che ti dia da sopravvivere.
Così è qua giù...
Che tristezza!!!!!

venerdì, dicembre 16, 2005

FASI AURORALI DEL SOFTWARE LIBERO

Qualche notarella per insonni sulle fasi aurorali del software libero
di Rattus tratto dalla lista di Rekombinant

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Quando Microsoft decise di indagare la diffusione del software libero assegnando a un gruppo di studiosi l'incarico di analizzare il fenomeno, la spiegazione di un comportamento cooperativo così dirompente venne affrontata in termini di "ego gratification". Emergeva il dato imbarazzante, paradossale, contraddittorio, per cui la cooperazione destava"gratificazione". Agli sviluppatori di Linux venne allora mossa l'accusa di essere portatori di quell'insieme di qualità negative che vengono riassunte con l'abusato termine "narcisismo". Ma in realtà si intuiva nel testo degli esperti Microsoft la convinzione di trovarsi di fronte a un tradimento del patto collettivo su cui si fonda il liberismo. Viviamo in una società che ha fatto proprio il dogma della "mano invisibile" di Adam Smith. Dunque, solo delle creature diaboliche possono riuscire a violarlo con successo. Che poi lo facessero nel segno del "piacere", fondamento di ogni utilitarismo, portava gli esperti Microsoft verso sentimenti talmente contraddittori da spingerli a suggerire che doveva necessariamente trattarsi di un piacere perversamente individualista: l'ego gratification. Cosi' il liberismo degli interessi individuali si deformava fino ad assumere l'aspetto di una "norma collettiva" mentre la cooperazione degli sviluppatori Linux diveniva un tratto diabolicamente "narcisistico" e colpevolmente individualista.
C'è da osservare che Bill Gates doveva sapere di non trovarsi di fronte a un fenomeno nuovo: già nella celebre lettera agli hobbisti (1976) si era chiesto adirato: "Chi può permettersi di lavorare a livello professionale senza essere retribuito?". Il ricordo degli anni in cui venne duramente contestato dalla comunità hacker per aver inserito nel sul sistema operativo il linguaggio basic, nato originariamente grazie a finanziamenti pubblici e al lavoro cooperativo e gratuito di molti sviluppatori, bruciava ancora. Probabilmente, la sua curiosità nei confronti di GNU/Linux e della sua evoluzione andava oltre gli interessi puramente commerciali in merito alla nuova concorrenza nel campo dei sistemi operativi e assumeva la forma di una curiosità mai sopita nei confronti di un fenomeno antropologico che il magnate non riesciva a spiegarsi.
Non stupisce che gli esperti prezzolati che curavano il documento si siano sforzati di rassicurarlo: «La più sfuggente e profonda motivazione che si rileva nella comunità degli sviluppatori OSS (Open Source Software)" si legge nel documento Halloween I° " è la pura gratificazione dell'Io».
Nella migliore delle ipotesi, secondo gli esperti Microsoft, si poteva parlare di altruismo «Ma questa è una motivazione controversa, e siamo inclini a pensare che, a diversi livelli, l'altruismo "degeneri" in forme di gratificazione dell' Io (...)». Tuttavia la spiegazione degli esperti Microsoft non è riuscita a fornire molti argomenti credibili circa le motivazioni degli sviluppatori del pinguino. "Ego gratification" suona come un termine ombrello, buono per tutti gli usi, che non sembra scalfire, se non in modo generico e superficiale, il problema che assillava Bill Gates.
Il sottotitolo del libro di Linus Torvald "Solo per divertirmi" è parso a molti rivelare la chiave privilegiata per spiegare il fenomeno. Da più parti si è sottolineata la peculiarità del lavoro informatico evidenziandone gli aspetti ludici. In questo senso le considerazioni sull'ego gratification, intesa come gusto per la competizione fine a se stessa e come dimostrazione del proprio talento nei confronti della comunità dei pari, sono state considerate di qualche utilità. Ma la questione, come vedremo, è più complessa. E comunque, si tratta di fenomeni relativamente recenti, che poco hanno a che fare con le prime comunità hacker e le loro motivazioni originarie. Queste ultime sono state descritte efficacemente da molti autori, tra i quali Marco Revelli, che ha sottolineato come "la rivoluzione microelettronica":«non si svolse all'insegna dell'individualismo possessivo tipico dell'etica di mercato, ma piuttosto di un comunitarismo radicalmente democratico, integrato da residui di cooperativismo o comunque di solidarismo per certi aspetti pre-moderno». Questo elemento comunitarista, seppure evidenziato con maggiore o minore enfasi al variare dei convincimenti politici dei diversi studiosi di tecnologia, si può considerare ormai universalmente riconosciuto. Pochi invece hanno colto quella che a me pare una delle radici profonde di queste forme di comunitarismo tecnologico.
Se andiamo a curiosare nella biografia di Richard Stallman, che deve essere considerato il vero fondatore della filosofia del software libero, emergono elementi interessanti. Stallman inizia quella che è stata definita la sua"crociata" per il software libero sotto la spinta di acuti problemi di relazione che riguardavano le sue attività presso il laboratorio del MIT. La fase che precede la sua decisione di difendere ad oltranza il software dipubblico dominio è realmente drammatica. Chi ha designato un profilo di questo straordinario protagonista dell'informatica libera ne ha evidenziatoi fermi principi etici e in alcune occasioni, con una punta di ironia e qualche propensione per il gossip, ha rivelato le forme di occasionale instabilità emotiva che caratterizzano il personaggio. A pochi è venuto in mente che in realtà etica hacker e difficoltà di relazione costituiscono, in Stallman come in molti altri, due facce della stessa medaglia. Nella vita di Stallman le principali occasioni di socializzazione sono state legate al suo lavoro di programmatore. Stallman non ha mai sopportato nessun tipo di restrizione sull'accesso ai calcolatori e ai codici per le ragioni di natura etica e politica che oramai tutti conoscono, ma anche per un motivo di natura psicologica, che egli stesso probabilmente non sarebbe disposto a riconoscere: quello che i calcolatori costituivano il suo principale strumento di relazione con gli altri. Entrambi i motivi, a ben guardare, sono degni di rispetto. Ma qui interessa soprattutto ragionare sul secondo.
Nella fase in cui gli interessi economici iniziano a insinuarsi nelle maglie del laboratorio del MIT, Stallman intuisce che le relazioni sociali libere che fino a quel momento avevano contraddistinto l'ambiente hacker in cui si riconosceva erano sul punto di frantumarsi. Circola una voce secondo cui, nel durissimo confronto che lo oppose alla Symbolics, Stallman minacciò di entrare negli uffici dell'azienda imbottito di esplosivo. La società aveva cooptato molti sviluppatori del gruppo di Stallman per migliorare, privatamente, un sistema operativo basato sul Lispche originariamente era nato nell'ambito del laboratorio del MIT. Stallman aveva ottime ragioni per contestare lo stile aggressivo dell'azienda che si stava appropriando del lavoro comune svolto al MIT. Tuttavia, è abbastanza evidente che per lui la colpa più grave della Symbolics era invece quella di aver provocato l'esplosione della comunità hacker di cui era membro. L'ingresso degli interessi del mercato nel laboratorio, lungi dall'aver determinato, come pretenderebbe il mantra liberista, un aumento della produttività e una sana competizione commerciale tra vecchi amici, aveva in realtà provocato la brusca e dolorosa interruzione di relazioni di amicizia che duravano da anni. Gli hacker che avevano iniziato a lavorare per conto della Symbolics, racconta Stallman: «Non soltanto avevano smesso di invitarmi, ma in seguito qualcuno di loro mi confessò di aver ricevuto pressioni per tenermi all'oscuro di tutto». Quando Stallman dichiarerà a Steve Levy di essersi sentito in quella circostanza come Ishi, ultimo sopravvissuto della tribù pellerossa degli Yahi, non lo farà con l'intenzione di ammantarsi di un'auramitologica come afferma il suo biografo, ma per esprimere una formula metaforica adeguata a descrivere la sua sofferenza per la frantumazione di un tessuto di relazioni che era fondamentale per la sua vita. Relazioni che, comunque, non potevano essere separate dai calcolatori che le avevano rese possibili.
Così, di fronte alla carcassa della macchina che ospitava il PDP-10, il sistema con cui aveva lavorato per anni presso il laboratorio del MIT, egli non riuscì a trattenere le lacrime: «Vedere lì quella macchina, morta, senza nessuno a prendersene cura, una scena che rifletteva la totale distruzione della mia comunità». E' evidente come, nell'elevare la macchina rottamata a simbolo della fine della comunità hacker, Stallman esprimesse tutto il suo strazio per l'esaurirsi di quel rapporto diretto e spontaneo che si era stabilito tra le persone che ruotavano attorno al calcolatore. Forse, l'elemento che meglio caratterizza la posizione di Stallman consiste nella convinzione che tale rapporto eugualitario, trasparente, fondato su una sorta di meritocrazia di gruppo, oltre ad avere un valore etico, costituiva anche una garanzia per il buon funzionamento del software. La rottura dei rapporti fiduciari, conseguenza del fatto che gran parte dei programmatori del laboratorio avevano iniziato a curare gli interessi di aziende diverse e spesso concorrenti, impediva il libero flusso dei codici e creava strozzature nella comunicazione tra gli sviluppatori. Ciò che è peggio, l'ingresso dei privati rendeva malsane le relazioni interpersonali e il lavoro diveniva conseguentemente tetro, faticoso e sensibilmente meno produttivo.
Come avremo modo di vedere più avanti, qualche anno prima, Ivor Catt, un fisico divenuto celebre per alcune posizioni fuori dal coro nell'ambito della sua disciplina, aveva scritto un libello in cui metteva in ridicolo alcuni elementi della nuova organizzazione industriale del lavoro cognitivo. Il passo che segue, tratto dal pamphlet di Catt, illustra bene il tipo di clima che si era creato nel laboratorio del MIT in cui lavorava Stallman: «Eternamente presenti nella nuova realtà industriale sono domande come queste: "Mi sta dicendo la verità?" "Sta pensando di farmi fuori?" e "Sta pensando che io ho intenzione di farlo fuori?" Il risultato è una catastrofe della comunicazione in cui qualsiasi conversazione risulta frustrata dal fatto che gli elementi principali del problema non possono essere esplicitamente menzionati. Sei come il gatto che insegue una palla legata ad una corda, ogni volta cerchi di fare il punto su ciò che sembra un fatto concreto, quello sfugge e si sottrae ai tuoi tentativi di afferrarlo.» Queste situazioni di ambiguità comunicativa negli ambienti di lavoro sono diventate, ai nostri giorni, una delle cause principali della dilagante problematica del mobbing aziendale. Al venir meno della stabilità lavorativa e al crescere delle situazioni di incertezza in merito al lavoro, aumenta il clima di diffidenza tra i lavoratori. Stallman fu tra i primi a registrare un fenomeno che negli anni successivisi diffuse a macchia d'olio parallelamente al dilagare dei contratti in outsorcing e alla progressiva precarizzazione del lavoro.
C'è da chiedersi se e quanto il software libero abbia rappresentato una tacita risposta al clima relazionale venifico prodotto dai modelli ipercompetitivi ispirati ai dogmi della teoria dei giochi.
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http://www.rekombinant.orghttp://www.rekombinant.org/support
http://liste.rekombinant.org/wws/subrequest/rekombinant

giovedì, dicembre 15, 2005

TRUSTED COMPUTING MOVIE

Filmato sul Trusted Computing

Introduzione

I problemi legati al Trusted Computing possono risultare di difficile comprensione per chi non abbia sufficienti conoscenze informatiche. Per questo motivo è stato realizzato un breve filmato che, attraverso un'animazione, è in grado spiegare il punto di vista di chi vede in questa tecnologia uno strumento pericoloso per la salvaguardia della libertà di espressione.

Lo spot è stato realizzato da LAFKON e doppiato in lingua italiana dal team di no1984.org. La sua diffusione è incoraggiata, nel rispetto dei termini della licenza Creative Commons sotto la quale viene distribuito.

Scarica e diffondi il filmato
Lo spot è disponibile in diversi formati, per permetterne l'accesso da qualsiasi piattaforma. Scegli il formato più adatto alle tue esigenze. Se vuoi, puoi visionare un'anteprima qui (scegli in base alla tua connessione internet): Modem/ISDN ADSL/LAN

http://www.no1984.org/Trusted_Computing_movie

mercoledì, dicembre 14, 2005

PUBBLICO INVECE CHE PRIVATO

Ad un amico virtuale molto impegnato in rete a diffondere e condividere saperi, gli ho chiesto se studiava, che cosa facesse nella vita. Lui mi ha risposto:
"non amo parlare del privato...mi annoio".
Un pò imbarazzata - in realtà era la risposta che mi aspettavo -, anche un pò delusa nonostante tutto, mi sono scusata per l'invadenza ma ho anche aggiunto:
"io invece, in rete, sono perchè il privato divenga pubblico...riminiscenze adolescenziali di quando l'idea di comune nei miei sogni risolveva tutti i conflitti".
Sono stata più che spontanea. Se ci avessi pensato un pò su alla risposta da dargli, di sicuro non ne avrei formulata una migliore di questa. Non ci ho pensato neanche un istante. E' venuta fuori col respiro.
A quel che ho detto, però, rileggendomi poi, ci sto ancora riflettendo. Insomma, mi scopro.
Sto pensando a tutti quelli che lottano per la privacy, a tutti quelli che vogliono essere lasciati in pace almeno qui, a tutti quelli che vivono con l'incubo che qualcuno possa leggergli le email, a tutti quelli che criptano qualsiasi cosa gli appartenga. Ho pensato a molte lotte hacker e, ad un tratto, io avevo detto una frase che era contro tutto questo?
Ma il privato non è come un codice chiuso?
E se in rete il privato diventasse pubblico, sarebbe davvero così un male? Per tutti?
Quel che ho pensato è davvero così poco hacker? :-(

martedì, dicembre 13, 2005

PIANETA HACKER

Oggi, Carlo Gubitosa ci ha fatto dono della sua postfazione a Spaghetti Hacker di S. Chiccarelli e A. Monti. "Credo che questa sia la prima volta dal 1997 che questo testo si affaccia sulla rete..." - parole di Carlo. Ne siamo immensamente felici...tutti! :-) Pianeta Hacker così si intitola la postfazione la trovate nella sezione Hackers di HK. L'abbiamo però anche citata in HK-Archive dove in genere raccogliamo i nostri articoli e quelli che ci donano stimabili autori. :-)

Grazie Carlo!

lunedì, dicembre 12, 2005

GLI UOMINI DELLE CAVERNE


"Si dicono moderni, ma in realtà vogliono riportare il mondo indietro di milioni di anni.
Sono gli uomini delle caverne, gli estremisti del nuovo potere economico.
La loro mentalità è paleolitica : il mondo è del più forte, la clava è il profitto, e la terra è una preda. Si distinguono perché si battono minacciosamente il petto gridando lo slogan: "Grandi lavori". Amano scavare nuove caverne e gallerie per farci passare un supertreno superveloce ma non sanno costruire un normale, decoroso treno per i pendolari. Perché una delle loro paleobugie è questa : una cosa fatta male che va più in fretta è meglio di una cosa fatta bene che va più piano.
Sono eiaculatori precoci, che non ce la fanno a godere del mondo.
Stupidi e avidi, pitecantropi e pidueantropi, insistono in un progetto ormai fallito, un modello di sviluppo che non riesce più a progredire, ma solo a riportare indietro la qualità della vita di tutti.
Grugniscono: "non ci lasceremo intimidire", si dicono moderni e chiamano gli altri arretrati.
Togliamogli dalla bocca questa bugia.
Arretrato è chi sceglie il progetto che piace agli affaristi e ai mafiosi. Moderno è chi sceglie il progetto migliore.
Arretrato è chi fa propaganda a ciò che ha già deciso, come tutti i vecchi dittatori.
Moderno è chi lo fa discutendone prima.
Fare il ponte di Messina è una cazzata ducesco-neroniana.
Mettere a posto le ferrovie dei pendolari, la Salerno-Reggio Calabria, lo svincolo di Mestre e la tangenziale di Milano, rifare gli acquedotti, gli argini e i porti, questo sarebbe moderno.
Vendere un biglietto dove è segnata un'ora in meno da Milano a Napoli e poi fare tre ore di ritardo, è un vecchissimo trucco.
Arrivare in orario da Milano a Napoli sarebbe una trovata modernissima.
Emmenthal Lunardi non è moderno, gli appalti agli amici sono vecchi come il mondo. Ed è vecchio opportunismo essere un giorno europeista e un giorno devoluzionista. I valsusini non solo contestano la Tav, ma fanno anche proposte. Hanno dell'economia una visione molto più moderna e complessa rispetto agli uomini delle caverne. Saper riconoscere i punti critici della storia, quella dove il progresso si incrina e si rompe, è opera di alta ingegneria.
I vecchi cavernicoli almeno avevano un alibi: dovevano imparare tutto ogni giorno. Questi invece non hanno imparato e capito un c...o.
Continuano a fare miliardi con la spremuta di dinosauro, il petrolio preistorico, e non glie ne frega niente di pensare a cosa accadrà quando sarà finito. Per questo gli uomini delle caverne sono furibondi: perché hanno di fronte una civiltà superiore. Gente che sa vedere il mondo come un organismo vivo, non come a una materia prima, e sa pensare a un futuro. Perciò mille volte più moderni e realisti di loro. E adesso, pitrecantropi onorevoli e/o affaristi, andate pure nel vostro ristorante preferito a mangiare la tartare di mammuth, a parlare di dividendi, a far bancarotte e speculazioni. Ma dalla manica della giacca blu, spunta il pelo.
Chiamatevi col vostro nome: siete uomini delle caverne quotati in borsa, negli ultimi anni avete scavato un tunnel , e adesso non sapete come uscirne. Usate pure la clava e il manganello , ma non dite che è in nome del progresso."
Stefano Benni, il lupo.

domenica, dicembre 11, 2005

I GRANDI FRATELLI

Una cosa che io non accetterò mai in rete è la violenza anche verbale, l'autoritarismo, la schedatura ideologica che, ahimè, non è sempre ad opera del sistema politico o poliziesco di turno, ma - ed ecco la più grande delusione - anche di alcuni (neanche pochissimi) individui che si riempiono la bocca di tante belle filosofie di condivisione di momenti e spazi non solo virtuali, di informazioni e saperi dimenticando che proprio i saperi, per natura, sono molto ma molto variegati. E la cosa più grave è che questi stessi individui spesso esternano con orgoglio questa violenza ed arroganza anche in luoghi in cui non dovrebbero. Non dovrebbero perchè se in quei luoghi ciò che conta è migliorare la realtà (perchè questo è in ultima analisi l'hacking e in questi luoghi spesso si parla proprio di hacking ed etica hacker), non la si migliora di certo tentando di ridicolizzare chi la pensa diversamente da te, anche se lotta per gli stessi ideali, ma ha semplicemnte deciso di percorrere la SUA di strada, non la TUA.
Ridicolizzare è una parola leggera! In realtà molti offendono e calpestano la dignità delle persone. Fingono di voler discutere e invece c'è tanta arroganza nei loro modi, così tanta da precludere ogni possibilità di confronto reale. In realtà, bazzicando nei luoghi in cui mi aspettavo tanta etica hacker applicata e non solo teorizzata, ho scoperto che non c'è nulla di tutto questo, che c'è molta chiusura, che il confronto reale e vivo è solo tra quelli che la pensano in maniera identica...i compagni....e tutto il resto viene trattato in maniera tale da farlo scomparire o da farlo apparire come nemico.
Eh...tutti criticano il grande fratello ... ma che cos'è questo insieme di individui se non un grande fratello?
La cosa grave è che pochi si ribellano, preferiscono tacere quelli che la pensano diversamente. Per carità! L'integrità della setta va salvaguardata! Sì, perchè in realtà si tratta di atteggiamenti molto settari. Ma io le sette le odio perchè, al di là di tutto, sono estremamente religiose (loro però non la chiamano religione, ma è pur sempre un cieco "credo") e soprattutto noiose.
Ora mi tengo sul vago perchè ho poco tempo per spiegarmi meglio...ma se questo tempo uscirà sarò lieta di raccontarvi qualche storia.

QUATTRO CHIACCHIERE E UNA PROMESSA

Ma sì...facciamole queste quattro chiacchiere! Quando mi fermo, in silenzio, so farmi tanti discorsi, le riflessioni mi scivolano addosso, e la forma è persino attraente. Penso...potrei scriverci un libro. Quando non mi fermo e penso all'utilità dei blog nel personale...scrivere ad un pubblico fantasma di sè, dei propri pensieri, commentarsi addosso, divento improvvisamente analfabeta, non so scrivere, quasi mi annoio. Il diario come genere non mi è nuovo...Ne ho sempre avuto uno in realtà e oggi quando li rileggo rabbrividisco. Contenitori di rabbia, sfoghi, fughe e sogni. I miei diari un tempo mi piacevano, oggi non più. Ma parlo solo dei miei. Provo invece molta invidia per alcuni blog sparsi nella rete...quante idee, che lucidità nel raccontarsi e raccontare, quante idee...ben formulate per giunta!
Il fatto è che questo blog è il blog di HK e qui forse è anche la difficoltà. Potrei parlarvi mai di quel che ho fatto oggi? Non penso proprio. A che pro? E che c'entra con Hacker Kulture? Devo parlarvi di qualcosa che abbia attinenza con Hacker Kulture e che sia umano, carnale. Qualcuno riderà....lo so...:-) Ma sono le uniche espressioni che mi vengono in questo momento per dire che dovrei parlare di Hacker Kulture in una maniera diversa da come faccio attraverso la newsletter e la mailing list di HK. Lì, infatti, in genere, segnalo eventi, segnalo notizie, segnalo documenti. Da lì si può capire come cresce l'archivio HK. Ma cosa HK produce in termini di esperienza umana e relazioni sociali...ecco...questo non lo so neanche io, perchè da quando non scrivo più diari, da quando le mie energie sono tutte spese al di fuori di me...non dedico più troppo tempo a pensarmi addosso. E questo tutto sommato non è bene!
Ho allora deciso che cercherò, tempo permettendo, di rivelarvi cosa ho vissuto e cosa ho imparato, grazie e attraverso HK. Esperienze che hanno stimolato riflessioni anche dolorose, sappiatelo, momenti di delusione e avvilimento, più che di gratificazione per un lavoro ben compiuto. Per fortuna, da buona napoletana, questi momenti li ho superati a taralluzzi e vino e quindi il giorno dopo, al risveglio, sono più attiva e combattiva del giorno precedente.
Alcune di queste riflessioni le condividerò con voi. PROMESSO!!!

giovedì, dicembre 08, 2005

MUSICA ELETTRONICA A 8-BIT

L'amico Gecco segnala il suo sito. :-)


Ti scrivo solo per segnalarti il mio nuovo portale dedicato alla musica elettronica a 8-bit o facente parte della piu' ampia gamma di musica chiamata micromusic, che piu' che un genere e' un movimento. se non la conosci vai a http://www.micromusic.net. Il motto e' "low techmusic for hi tech people". Ma, comunque, l'url del mio portale e' http://www.8-b.it, e' il mio tentativo di riunire tutti i "micromusicisti" italiani in modo da creare una comunita' o qualcosa del genere, come piu' o meno fa micromusic a livello mondiale

bau

martedì, dicembre 06, 2005

UN BLOG SU P2P

ivy phoenix ha detto...
ti segnalo un blog sul p2p...http://p2p.weblogsinc.com/a prestoivy phoenix
5:58 PM

sabato, dicembre 03, 2005

IT, HACKING E FILOSOFIA DELLE RETI

Domenica 18 Dicembre, Milano
Associazione Culturale Xx(y)
Via Bianchi D'Espinosa angolo Via Graziano Imperatore,
Quartiere NiguardaTram: 4, 5 Fermata Niguarda Centro
XML, RSS, W3C, Accessibilita', Browser, Web Semantico
Un incontro teorico su cambiamenti delle reti e di internet.
Il seminario e' accessibile a chiunque, in particolare e' di interesse per chi si occupa di Information Technology, Web Design, Ergonomia, Hacking e Filosofia delle reti.
Nuovi standard dell'accessibilita'online, dalla sintassi alla semantica.
Un seminario per descrivere reti le cui proprieta' intrinseche consentano il massimo livello di connessione e percorribilita'.
Ma per approdare a simili reti semantiche occorre esplicitare i meccanismi attraverso i quali le macchine possono percorrere le reti, espanderle e rispondere cosi' alle nostre domande.
Un momento di formazione per discutere di intelligenza connettiva nel web.
Il seminario e' gratuito, ma e' gradita una sottoscrizione libera.
Il pranzo costa 8.00 euro a persona. Il ricavato andra' a sostenere le spese dell'associazione e dell'organizzazione dell'evento.nChiediamo conferma della vostra presenza ed eventuale prenotazione del pranzo attraverso l'invio di una email a corinna _at_ inventati _dot_ org.
Programma:
10.00 Benvenuto
10.30 Inizio seminario
Introduzione: html, http, browser, storia della WWW e della W3
Problemi web odierno: la soluzione semantica e le ontologie
L'html puo' essere semantico?: meta, span, shoe
Intelligenza Artificiale v.s. Web Semantico: reti e cambiamenti concettuali
Cos'e' l'XML?: xml, namespace, dtd, xmlschema
13.00 Pausa pranzo con buffet su prenotazione
14.30 Ripresa
Introduzione ai sette livelli del web semantico
Unicode.org e uri
RDF e RDF
Schema: analisi e applicazioni
16.30 break
17.00 Ripresa
Strato ontologico: OWL Lite, OWL DL, OWL Full
Progetti Opensource e Link
18.30 Conclusione
Il seminario si svolgera' attraverso l'uso di slide, verranno forniti alcuni materiali cartacei di supporto.
Per informazioni:
E-MAIL:
corinna@inventati.org
URL:
http://xxy.realityhacking.org
http://www.autistici.org/bakunin/
http://www.ippolita.net/annoteaweb/

venerdì, dicembre 02, 2005

COPYZERO X: MULTIPLE CHOICE LICENCE


E' online, su Digicult, la seconda parte dell'articolo dedicato a Copyzero. Questa volta si parla delle licenze Copyzero X....

"Copyzero è un sistema completo, unico al mondo, promosso dal Movimento Costozero. Con la firma digitale e la marca temporale, ossia con Copyzero e Copyzero Online, difendi e proteggi il diritto d’autore e il permesso d’autore a costo zero (di questo abbiamo già discusso nel numero scorso: http://www.digicult.it/digimag/article.asp?id=246). Con Copyzero X, le prime ed uniche licenze modulari concepite appositamente per l'ordinamento giuridico italiano, ma valide anche all’estero, rinunci all'esercizio esclusivo di determinati diritti. In questo numero cercheremo di capire come funzionano queste nuove licenze e in cosa effettivamente differiscono dalle Creative Commons".
http://www.digicult.it/digimag/article.asp?id=265